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“Le Nuvole…a casa di Francesco”

 

Il avviato in forma sperimentale dal Museo Civico Casa Cavassa in collaborazione con il Centro Diurno “Le Nuvole” ha rappresentato una prima forma di collaborazione tra due enti apparentemente lontani per struttura e obiettivi ma accomunati dalla volontà di dialogare e di condividere conoscenze ed esperienze differenti.
Attraverso un percorso articolato in dieci incontri elaborato congiuntamente dagli operatori museali e dagli educatori del Centro si è cercato di superare la tradizionale definizione di Museo quale istituzione strettamente culturale e mettere in atto in modo completo il ruolo civico per il quale è nato, e cioè un museo fruibile da tutti i cittadini, e quindi anche da persone diversamente abili, cercando di abbattere barriere culturali e psicologiche spesso fonte di ostacolo per la visita museale.

Il Museo è stato presentato secondo due diverse modalità: come una scatola magica, della quale si possono scoprire ogni volta aspetti diversi e come una casa da vivere, conoscendo i personaggi che l’hanno abitata e le abitudini di un’epoca diversa dalla nostra. Molte attività proposte hanno infatti avuto come filo conduttore il parallelismo tra un’antica dimora rinascimentale, residenza della famiglia Cavassa, e una moderna abitazione, al fine di sottolinearne analogie e differenze e fare così percepire ai ragazzi Casa Cavassa, Museo Civico, come un luogo loro, una seconda casa.
Gli oggetti d’arte sono perciò divenuti strumento di comunicazione per favorire relazioni interpersonali e si è cercato di stimolare con essi un rapporto sensoriale, oltre che cognitivo.
Gli incontri con i ragazzi del Centro, avviati a metà ottobre 2005, sono stati realizzati con cadenza quindicinale, individuando per ogni incontro una sala o un ambiente specifico, così da favorire una conoscenza particolareggiata della casa. In ogni incontro, dopo la parte di presentazione e di visita della sala, è seguita una fase “laboratoriale”, non più lungo il percorso espositivo, ma presso la sala didattica del museo dove si è rielaborato quanto visto con sussidi e mezzi differenti in grado di stimolare tutti i cinque sensi.
Da parte sua il centro ha proposto un percorso incentrato sulla decorazione rinascimentale per grottesche e temi simbolico-mitologici dove aspetti vegetali, animali, umani si fondono caratterizzando profondamente il luogo. Per affrontare questi temi è stato utilizzato il metodo della globalità dei linguaggi che ha permesso di realizzare giochi e lavori in laboratorio che si sono alternati alle visite.

 

Il progetto trova il suo coronamento in un evento finale presso gli spazi museali sabato 27 e domenica 28 maggio, con attività e laboratori vari per pubblici differenti.
Sabato 27 maggio al pomeriggio si svolgerà una “merenda di libri” rivolta ai bambini dal titolo Una casa fantastica realizzata in collaborazione con la Biblioteca Civica: verranno proposte letture animate di storie e racconti di animali fantastici, nonché una “caccia al particolare” nelle sale del Museo e un laboratorio conclusivo di attività manuali a cura dei ragazzi del Centro diurno.
Domenica 28 maggio invece, al pomeriggio ci saranno le visite guidate e animate con la partecipazione di alcune associazioni locali operanti in ambito teatrale e storico, laboratori e letture per adulti, sempre a cura dei ragazzi e operatori del Centro.
Durante le giornate conclusive saranno inoltre esposti presso i locali del Museo gli elaborati realizzati dai ragazzi durante le attività di laboratorio svolte al Centro.
Sicuramente una esperienza costruttiva ed arricchente per entrambi i partners partecipanti che potrà aprire ulteriori spazi di collaborazione e riflessione nel futuro prossimo.

Arte e disabilità psichica

Ad un osservatore esterno che conosca superficialmente la realtà della disabilità potrebbe sembrare stravagante la collaborazione tra una casa museo, ancor più di epoca lontana come il rinascimento, ed un centro per disabili psichici. In realtà esiste un luogo comune socialmente diffuso che accomuna moltissimo queste due realtà : il sentimento di diffidenza e a volte l'imbarazzo di fronte all'opera d'arte così come di fronte ad un disabile. Arte e disabilità nella loro essenza di originalità a volte spiazzante, possono essere percepiti, da chi non ne ha esperienza diretta, come luoghi "lontani", raggiungibili solo da "specialisti".

Il museo di casa Cavassa ci ha offerto la possibilità molto importante per il nostro Centro, di essere accolti nei suoi spazi, di viverli secondo i nostri tempi e non solo con un passaggio rapido "mordi e fuggi" come avviene a molti turisti. Inoltre la nostra presenza al museo non è stata vista come un fruire di proposte ma ci è stato chiesto di contribuire,di creare qualcosa per il museo ed esserne protagonisti. "Uscire fuori dai centri " è sicuramente la parola chiave oggi nella storia di questi servizi che sempre di più sentono la necessità di aprirsi e lavorare per l'effettiva integrazione delle persone che lo frequentano nel loro ambito sociale

Le operatrici hanno affrontato tutta la parte di informazione storico -etnografica sulla casa museo e sul secolo in cui essa è sorta utilizzando strumenti "multimediali", quali l'allestimento della cucina con le spezie utilizzate all'epoca, la creazione di cartelloni per immagini, la proposta di giochi, l'utilizzo di video e di registrazioni musicali, l'animazione della casa da parte del gruppo storico.

Il centro diurno invece si è concentrato sulla fruizione delle opere d'arte presenti in Casa Cavassa,(ricordiamo che da molti anni il centro dedica attenzione al tema dell'arte quale strumento di comunicazione e si concentra sulla valorizzazione delle tracce grafico pittoriche di ciascuno, curando eventi e dibattiti sul tema :quali la mostra dedicate alle opere di Enrico Depetris, nel 2002 la mostra-incontro sul tema dell'arte come autocura con Sensibili alle foglie, ecc.). L' équipe si avvale del Metodo della Globalità dei linguaggi che si fonda sull'affermazione che la valenza pedagogico terapeutica del fare arte è implicita in ciascun uomo, non solo in alcuni, poiché ciascuno ricrea l'opera d'arte di cui fruisce. L'handicappato, il bambino, l'artista mostrano una maggiore sensibilità nel cogliere i contenuti archetipici insiti nell'opera d'arte perché meno limitati da sovrastrutture sociali. In particolare abbiamo scelto di lavorare nel museo sulla decorazione "minore" che affolla le pareti di unicorni, sirene, satiri, figure mitologiche e mostruose arrivate direttamente dai bestiari medievali. Gli archetipi che per G. Jung popolano l'immaginario umano connettendone la storia e l'esperienza mettono in relazione l'arte antica e quella moderna, le sirene di casa Cavassa e quelle di contemporanei come K.Haring e la simbologia in essa contenuta con tutti noi.

Dal percorso con il gruppo dei disabili con cui abbiamo lavorato in Casa Cavassa è nato anche un piccolo libretto con approfondimenti e giochi, che speriamo di poter stampare e che rappresenta il nostro contributo per i futuri visitatori del Museo.

In conclusione …mentre qualcosa anche se non ancora abbastanza è stato fatto per garantire il diritto alla fruibilità dei luoghi d'arte per chi ha una disabilità fisica o sensoriale, molto poco si è ancora riflettuto sull'handicap psichico e sulle proposte culturali ad esso rivolte. Auspichiamo che i centri diurni vengano sempre di più considerati interlocutori attivi poiché interrogandosi sulle problematiche poste dall'handicap ci si interroga sulla qualità della vita umana in generale e si possono trovare migliorie e nuove soluzioni per tutti.

Maria Grazia Rizzo
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